La Casa n. 401
La casa n. 401, nel 1871 era quella del sarto, si trovava al limitare del paese, vicino a dove ora c’è il cimitero. La flebile luce di una lampada a petrolio illuminava il volto sfigurato di una giovane donna che in un freddo pomeriggio di novembre stava dando alla luce un bambino. Il sarto attendeva fuori dalla porta della camera da letto mentre all’interno la levatrice del paese prestava le sue cure alla giovane mamma. Fuori la strada era buia e scoscesa, infangata dalla copiosa pioggia che era caduta nei giorni precedenti e che stava cadendo anche quel giorno. Il sarto non sarebbe riuscito a far registrare la nascita del figlio quel giorno. Il municipio era troppo distante. Ci sarebbe andato solo quattro giorni dopo. Il figlio poi sarebbe cresciuto sano ed il sarto avrebbe venduto la casa n. 401 per andare a vivere in una più grande, forse, non si saprà mai con certezza. Il sarto e sua moglie, probabilmente, parteciparono alle nozze del figlio, non si sa con certezza. È certo che il giovane uomo andò in guerra e tornò sano e salvo in una fredda mattina di settembre. Lo videro arrivare a piedi attraverso quella strada scoscesa. Suo padre e sua madre non lo videro. Il figlio del sarto ebbe tre figli, sposò una donna ricca e severa. I tre figli emigrarono tutti, nessuno fece fortuna: uno tornò con denaro sufficiente a pagare i debiti che il sarto aveva accumulato per l’acquisto della nuova casa. La lampada a petrolio si era trasformata in una debole lampadina di pochi watt. Un altro dei figli mangiò tutti i suoi averi ma si rifece in tarda età. Il terzo morì in povertà per colpa del suo orgoglio. Uno dei tre figli sposò una donna avveduta che tenne testa persino ai tedeschi invasori che arrivarono all’improvviso in una fredda serata di novembre, lungo la strada dura e scoscesa. Ebbero tre figlie, intelligenti. Una di loro sposò un uomo buono che arrivò in un mite pomeriggio di primavera, il loro amore diede origine ad un figlio che scrisse questa storia. La mente torna inevitabilmente al sarto e a quel freddo pomeriggio di novembre, alla luce della lampada a petrolio, a sua moglie, alla levatrice… alla casa n. 401.