Durante un trasloco, in una vecchia casa della campagna abruzzese, uno degli operai trovò un diario risalente agli anni ’40 del secolo scorso, lesse le prime pagine per capire di chi fosse e restituirlo al proprietario. Il titolare dell’azienda contattò la famiglia presso la quale avevano eseguito il trasloco ma i committenti negarono di aver mai posseduto quel diario, anzi si complimentarono con lui per il lavoro eseguito con cura, proprio perché nel trasloco non era andato perduto nulla. L’uomo, sorpreso da quella risposta iniziò a leggere il diario. Il manoscritto era stato redatto da una ragazza che all’epoca aveva vent’anni, la giovane spiegava che quel diario le era stato regalato dalla madre e che vi avrebbe scritto tutto quello che le sarebbe capitato nel corso dell’anno. Era il 1942. Vanessa, così si chiamava l’autrice del diario, raccontava i suoi giorni da adolescente: la scuola, la guerra, la sua prima cotta, il suo primo bacio, tutti questi tasselli della sua vita erano descritti nelle pagine ormai ingiallite di quell’agenda. Continuando nella lettura, l’uomo si rende conto che il tenore del testo si fa via via sempre più drammatico. Vanessa parla di un uomo o di un essere, lo nomina come “lui”, che le fa visita ogni notte mentre sta dormendo. All’inizio sotto forma di strani sogni, poi col passare dei giorni, sempre in modo più concreto, fino ad arrivare al diciassette novembre, l’ultima pagina scritta del diario. Il diciassette novembre Vanessa scrive che “lui” quella notte la porterà con sé “in uno luogo fuori da questa realtà”. “Lui si farà sentire con il verso del gufo e con i colori del ratto.” Così scrive la ragazza. “Io non voglio seguirlo, terrò stretto tra le mani il crocefisso d’oro che mi ha donato la mia povera mamma, mi proteggerà.” L’uomo chiuse il diario, scosso dalle parole della ragazza e decise che il giorno seguente sarebbe andato a dare un’occhiata alla casa dove il suo dipendente aveva trovato il diario. Luigi, così si chiamava l’uomo, si era ripromesso di visitare la casa al mattino, tuttavia degli impegni di lavoro gli permisero di essere lì soltanto nel tardo pomeriggio, quando stava già per imbrunire. La casa era vuota, come doveva essere, subito dopo un trasloco. Luigi aveva ancora con sé una copia delle chiavi che gli erano state consegnate dai proprietari per le esigenze del lavoro del giorno prima. All’interno la luce cominciava a scarseggiare ed il silenzio che regnava tra quelle mura cominciava ad essere piuttosto inquietante. L’uomo diede un’occhiata a tutte le stanze del pian terreno, per fortuna la casa non era molto grande, poi passò a quelle del piano di sopra. Quando fu in una delle camere da letto cominciò a sentire dei lamenti. Dapprima pensò che si trattasse di qualche gatto randagio in cerca di cibo, poi però si rese conto che il suono che sentiva non aveva nulla a che vedere con quello di un gatto. Era molto più umano. Aiutandosi con la luce del cellulare, Luigi cercò di individuare l’origine di quello strano suono, sembrava provenire dal muro della camera. La fortuna volle che uno degli operai aveva dimenticato lì un piede di porco, così l’uomo lo usò per incrinare la parete da cui provenivano i lamenti. Sotto la tappezzeria scolorita ed uno spesso strato di intonaco intravide dei resti umani, poi, man mano che altri pezzi di muro cedevano sotto i colpi del piede di porco, Luigi si rese conto di aver trovato il corpo della povera Vanessa, uno scheletro che reggeva in una mano un crocefisso d’oro. L’uomo si sedette per terra sfinito, era quasi mezzanotte. All’improvviso lo schermo del cellulare che aveva in mano s’illuminò, il display indicava l’ora e la data appena cambiate era il diciassette novembre 2017.