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N.0023 – 010518 – I Piccoli Aiutanti Di Babbo Natale

the_hands_resist_himQuello stupido uccello di legno era uscito già sette volte di fila da quellinsulsa casetta appesa al muro e per sette volte aveva ripetuto il suo verso acuto e stridulo. Attorno a quella insignificante casetta di legno cerano molti muri, spessi e robusti, tutti di colore bianco candido, due metri più in basso si estendeva un pavimento che passava sotto a tutti i muri e che andava a morire addosso ad un altro fatto di cemento grezzo, quasi gli cedesse il testimone di unimmaginaria staffetta immobile. Oltre quel piccolo litorale di cemento si estendeva un altrettanto piccolo oceano di pietruzze gialle, la chiamano “ghiaia di Sarone” o qualcosa del genere. In mezzo a quelloceano, come fosse unenorme piattaforma petrolifera, cera una griglia piena di braci ardenti su cui stavano arrostendo delle succulente cosce di coniglio. Il profumo emesso da quelle strane piattaforme si espandeva in tutto il piccolo oceano e raggiungeva anche le terre vicine, le terre abitate dai PICCOLI AIUTANTI DI BABBO NATALE. Nessuno aveva mai capito bene perché si chiamassero in quel modo così bizzarro. I piccoli aiutanti di Babbo Natale erano dei cagnolini estremamente viziati che vivevano apparentemente liberi nei giardini ordinati e ben tenuti di case bellissime. Un osservatore esterno, poco attento, che fosse passato di lì per caso e che avesse notato i piccoli aiutanti di Babbo Natale, beh, avrebbe pensato di certo che quei cagnolini erano le bestiole più felici del mondo. Quelle bestiole non necessitavano di nulla, avevano spazio per correre, cibo a volontà, acqua limpida e pura, tutta la loro esistenza si svolgeva nella più totale tranquillità, nel più totale silenzio interrotto ad intervalli regolari dal canto stonato di quelluccello che sbucava ad intervalli regolari dalla sua casetta di legno. Il silenzio, proprio IL SILENZIO, se quei cani avessero smesso di udire il battito del loro cuore non sarebbero più stati consapevoli di essere ancora in vita, finché un giorno non cominciò a diffondersi quellodore. Si trattava di un odore inebriante, provocante, una novità, qualcosa dignoto che invece di intimorire attraeva a sé i piccoli aiutanti di Babbo Natale. Un osservatore abbastanza attento avrebbe capito che lorigine di quellodore si poteva individuare in una piattaforma che si trovava oltre il muro di confine che delimitava il territorio dei cagnolini rispetto a quello che cera fuori, si trattava di un muro non molto alto sormontato da una rete metallica verde che i piccoli aiutanti di Babbo Natale non avrebbero mai e poi mai potuto superare nemmeno nei loro sogni più arditi. I piccoli aiutanti erano tutti lì come ad un appuntamento segreto che nessuno gli aveva mai dato e che nessuno aveva organizzato, erano tutti lì in fila con le zampine appoggiate sul muretto del CONFINE e con i nasini pressati nelle larghe maglie del reticolato, i loro volti erano sorridenti e pieni di una speranza che sembrava non essere mai passata da quelle parti ma che ora traspariva traboccante dai loro occhietti luminosi. Il silenzio tuttavia continuava ad imperversare finchè, allimprovviso, quasi si trattasse di una magia, quasi si trattasse di un miracolo che si stava realizzando e che per il quale nessuno aveva mai pregato. Quasi dal nulla, ecco non dal nulla, dal silenzio, esatto dal SILENZIO, una mano, la mano di un uomo si muoveva con lentezza reggendo lassù in alto quella che sembrava lorigine unica, il nucleo, di quel profumo. Gli occhi di quei cagnolini erano tutti puntati verso lalto come durante la notte di San Lorenzo in cui si cerca di individuare qualche stella cadente che realizzi un nostro desiderio. Allimprovviso la LORO stella cometa aumenta di velocità e cade su quel prato verde e ben rasato. Il silenzio, nullaltro, i piccoli aiutanti rimasero immobili poi però con cautela e diffidenza si avvicinarono a quelloggetto misterioso ma appetitoso. Un rapido scambio di sguardi, unintesa nata in un istante ma che sembrava di chi compie le stesse azioni da anni, sguardi luminosi e poi VIA! I pochi istanti la salsiccia, poiché tale era loggetto misterioso, divenne solo un ricordo ed i cagnolini si ripresentarono con i loro nasini schiacciati contro le maglie del reticolato verde. Quello strano prodigio ebbe a ripetersi. Un braccio enorme e muscoloso reggeva una forchetta che infilzava unaltra salsiccia succulenta. La salsiccia profumata, la forchetta, il braccio fino ad arrivare ad un sorriso e a due occhi scuri e luminosi. Unaltra salsiccia appetitosa atterra sul prato color verde intenso, dopo essere partita da quello strano cratere pieno di braci ardenti. I piccoli aiutanti di Babbo Natale la fecero sparire in pochi secondi, la loro vita sembrava definitivamente cambiata, migliorata. La giornata su quello strano mondo paradossalmente perfetto stava piano piano volgendo al termine. I cagnolini erano ancora lì con il nasino appiccicato alla rete, quandecco che una voce dal tono gentile ma decisamente autoritario li chiamò, non si era mai sentita quella voce eppure risultava familiare, i cagnolini come ipnotizzati si allontanarono dalla rete. Lodore sublime che poco prima aveva attirato quelle bestiole ora stava svanendo, il cratere si stava spegnendo e nessuno reggeva più una forchetta con infilzata una salsiccia. Il suono lontano di quel maledetto uccello di legno si sentiva sempre meno, non perché si fosse zittito ma solo perché nessuno ci faceva caso.

(nella foto: “The Hands Resist Him” di Bill Stoneham, 1972)

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