Recentente sono stati descretati alcuni documenti del KGB risalenti alla fine degli anni ’50 del secolo scorso secondo i quali non fu Jurij Gagarin il primo uomo a volare nello spazio nel 1961. Nei documenti descretati risulterebbe la missione di un altro cosmonauta mandato in orbita qualche mese prima di quella del militare di Klusino. Tuttavia, la sorte dell’uomo è avvolta nel mistero, o quasi. Il nome della capsula spaziale “fantasma” era Vostok 0 ed il suo pilota era il capitano collaudatore dell’aeronautica sovietica Igor Sokov. Il lancio del razzo vettore Semyorka dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan avvenne senza alcun problema così come la messa in orbita del Vostok. Le comunicazioni con Sokov erano buone, considerate le tecnologie dell’epoca, tutto stava procedendo alla perfezione. Secondo il programma della missione il capitano Sokov avrebbe dovuto iniziare le manovre di rientro dopo la prima ora di volo ma qualcosa non andò per il verso giusto. Le comunicazioni con la capsula si interruppero proprio nell’istante successivo in cui il cosmonauta aveva comunicato al centro di controllo l’inizio delle manovre di rientro. Alla base di Baikonur i tecnici erano scioccati e stavano facendo tutto il possibile per ristabilire un contatto con la capsula ma nulla. Non è ben chiaro che cosa fecero i tecnici a terra, non è chiaro quando decisero che era troppo tardi per salvare Sokov, non si sa nemmeno chi si prese la responsabilità di quella decisione. Ancor meno chiara è la causa di quel disastro. L’unica cosa sicura era che quel fatto sarebbe dovuto rimanere segreto per sempre. Accadde però un evento inaspettato. I tecnici della base di Baikonur non erano gli unici ascoltatori delle comunicazioni di Sokov. Due fratelli Italiani, radioamatori, erano riusciti ad intercettare le conversazioni tra il centro di controllo a terra ed il cosmonauta. I due radioamatori erano riusciti però anche dove i tecnici russi avevano fallito e quello che avevano captato era terribile.
“Controllo missione, inizio la manovra di rientro, passo!”
“Controllo missione, inizio la manovra di rientro, passo!”
“Rispondete controllo missione! Inizio la manovra di rientro, passo!”
Silenzio, fruscii
Nella registrazione si sente uno schiocco e poi un leggero sibilo
“Controllo missione! Una delle guarnizioni di tenuta ha ceduto! La capsula si sta depressurizzando! Controllo missione! Rispondete!”
“Baikonur rispondete diamine! Sto perdendo ossigeno!”
La registrazione è molto disturbata
“Oh, mio Dio, non può essere! Ma è meraviglioso! Allora, è tutto vero!”
Quelle furono le ultime parole di Igor Sokov registrate dai fratelli radioamatori, nessuno saprà mai che cosa vide il cosmonauta quando si rese conto di essere condannato a morire.
I due radioamatori, scoperti, furono “gentilmente” invitati dal KGB a consegnare loro le registrazioni di quella missione.
Dopo circa due mesi da quel tragico giorno un contadino di un villaggio nei pressi di San Pietroburgo chiamò la polizia perché nel suo podere era atterrato un oggetto misterioso. Si trattava del Vostok 0, miracolosamente integro dopo il rientro sulla Terra. Evidentemente l’orbita bassa a cui era stato lasciato aveva fatto in modo che la gravità terrestre lo avesse fatto precipitare. Esternamente il modulo spaziale era carbonizzato ma una volta aperto, ci si rese conto che all’interno era in perfette condizioni. Ma la scoperta più inquietante fu il fatto che la capsula era vuota, l’astronauta Igor Sokov era scomparso. L’unico segno della sua presenza nel modulo spaziale fu una scritta graffiata sul cruscotto che diceva “ESISTE”.